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L’impatto della pandemia sul settore dell’olio in Italia



Il sistema agroalimentare ha retto più degli altri settori dell’economia e ha dimostrato grandi doti di resilienza, garantendo anche nei giorni più bui della pandemia l’approvvigionamento di tutti i generi alimentari. Ciononostante, il bilancio dei mesi di lockdown tracciato dall’ISMEA nel suo terzo report sugli impatti del Covid-19, evidenzia chiaramente il danno economico subito dall’intera filiera.

La chiusura di canali commerciali importanti per molti prodotti, come la ristorazione, e il crollo della domanda estera, per la quale è ancora presto formulare una stima affidabile, hanno inferto un duro colpo a tutto il settore, incluso il comparto dell’olio di oliva extravergine.  

Se da una parte, sottolinea l’ISMEA,  le stime sul consumo extradomestico di generi alimentari per tutto il 2020 indicano una riduzione di quasi il 40% rispetto al 2019, sul fronte della spesa domestica si prevede di chiudere l’anno con un più 6% degli acquisti. Il che significa che le perdite complessive si attesteranno a un – 10%. 

 Un altro fenomeno che sta ulteriormente pesando sullo shock della domanda di prodotti agroalimentari è la ridotta capacità di spesa delle famiglie, che si farà sentire maggiormente il prossimo autunno.

Per quanto riguarda, più da vicino, l’olio extravergine d’oliva, i danni arrivano prevalentemente dall’azzeramento dei flussi turistici, che vanno a toccare le piccole realtà produttive, inserite all’interno di contesti paesaggistici che hanno sempre ispirato il turismo enogastronomico. Danni che, come per gli altri generi alimentari, non hanno toccato la GDO, che al contrario ha registrato un aumento di vendite, dovuto proprio all’aumento dei consumi domestici rispetto a quelli extradomestici.

Per quanto riguarda invece i prezzi all’origine dell’evo italiano, le ultime rilevazioni di ISMEA relative al mese di maggio indicano qualche primo segnale di rialzo delle quotazioni dopo la pesante riduzione registrata a partire da gennaio 2020 ( -39% sui primi 5 mesi dello scorso anno ).

Con la ripresa delle attività, quello che ci si auspica è un ritorno all’extravergine di qualità, accantonato nei mesi scorsi rispetto a un olio scelto prevalentemente in base al prezzo. Un ritorno che dovrebbe essere garantito anche dalla ripresa del turismo enogastronomico, soprattutto al centro-sud. 

L’impatto della pandemia sul settore dell’olio in Italia



Il sistema agroalimentare ha retto più degli altri settori dell’economia e ha dimostrato grandi doti di resilienza, garantendo anche nei giorni più bui della pandemia l’approvvigionamento di tutti i generi alimentari. Ciononostante, il bilancio dei mesi di lockdown tracciato dall’ISMEA nel suo terzo report sugli impatti del Covid-19, evidenzia chiaramente il danno economico subito dall’intera filiera.

La chiusura di canali commerciali importanti per molti prodotti, come la ristorazione, e il crollo della domanda estera, per la quale è ancora presto formulare una stima affidabile, hanno inferto un duro colpo a tutto il settore, incluso il comparto dell’olio di oliva extravergine.  

Se da una parte, sottolinea l’ISMEA,  le stime sul consumo extradomestico di generi alimentari per tutto il 2020 indicano una riduzione di quasi il 40% rispetto al 2019, sul fronte della spesa domestica si prevede di chiudere l’anno con un più 6% degli acquisti. Il che significa che le perdite complessive si attesteranno a un – 10%. 

 Un altro fenomeno che sta ulteriormente pesando sullo shock della domanda di prodotti agroalimentari è la ridotta capacità di spesa delle famiglie, che si farà sentire maggiormente il prossimo autunno.

Per quanto riguarda, più da vicino, l’olio extravergine d’oliva, i danni arrivano prevalentemente dall’azzeramento dei flussi turistici, che vanno a toccare le piccole realtà produttive, inserite all’interno di contesti paesaggistici che hanno sempre ispirato il turismo enogastronomico. Danni che, come per gli altri generi alimentari, non hanno toccato la GDO, che al contrario ha registrato un aumento di vendite, dovuto proprio all’aumento dei consumi domestici rispetto a quelli extradomestici.

Per quanto riguarda invece i prezzi all’origine dell’evo italiano, le ultime rilevazioni di ISMEA relative al mese di maggio indicano qualche primo segnale di rialzo delle quotazioni dopo la pesante riduzione registrata a partire da gennaio 2020 ( -39% sui primi 5 mesi dello scorso anno ).

Con la ripresa delle attività, quello che ci si auspica è un ritorno all’extravergine di qualità, accantonato nei mesi scorsi rispetto a un olio scelto prevalentemente in base al prezzo. Un ritorno che dovrebbe essere garantito anche dalla ripresa del turismo enogastronomico, soprattutto al centro-sud.