Tutti gli errori alla base degli studi sull’alimentazione vegana e vegetariana

08 Marzo 2018 Giorgio Calabrese Categories SaluteTags ,

Le diete vegane e vegetariane sono basate su ricerche realmente scientifiche? Siamo sicuri?

Ricerche come quelle alla base del libro The China Study – che promuovono la dieta vegana – sono affette da un errore scientifico. Si scambia una correlazione con una causa. Mi spiego meglio: questi studi mettono sullo stesso piano dati relativi ai vegani con dati relativi a “tutta” la popolazione. Questa confusione di base li porta a stabilire che vegano è meglio. Facendo una similitudine, potremmo erroneamente dichiarare che coloro che si lavano i denti tre volte al giorno vivono di più. Bisogna fare attenzione, però. Non esiste una relazione di causa-effetto: ti lavi i denti tre volte al giorno quindi vivi di più. Ma solo una correlazione: chi è attento all’igiene orale, presumibilmente è una persona attenta alla salute. Quindi la probabilità di vivere più a lungo aumenta, grazie allo stile di vita generale, non certo a causa del lavaggio dei denti.

L’errore diventa evidente quando si sostiene che “i vegani vivono più a lungo”. È possibile. Ma ad assicurare una vita più lunga non è la dieta, ma il diverso stile di vita rispetto a coloro che bevono, fumano e non si muovono mai. In altri termini, per assicurare un risultato scientificamente valido, bisognerebbe confrontare l’insieme dei vegani con quello di chi è comunque attento alla propria salute, ma vegano non è. Ricordiamo che solo il 10% della popolazione ha uno stile di vita corretto. Purtroppo questo studio non è stato ancora realizzato.

Tante, troppe affermazioni sbagliate
Un altro errore che caratterizza le ricerche sull’alimentazione vegana riguarda i grassi e le proteine.

Questi studi sembrano ignorare (e lo fanno anche uomini di scienza vegani!) che non esistono i grassi o le proteine animali, ma solo quelli di “origine animale”. Infatti gli stessi acidi grassi contenuti nella carne si trovano anche nel cioccolato e in altri grassi vegetali, lo stesso succede per gli amminoacidi. Quello che fa male è l’eccesso. Ovvio che se elimino moltissimi cibi diventa più difficile eccedere, anche perché gli alimenti vegetali sono meno appetibili di quelli animali e quindi si mangia di meno. Per esempio l’olio è molto meno appetibile della panna. Le diete completamente prive di proteine di origine animale non rispettano né il vincolo dei macronutrienti né quello di una facile autogestione. Difficilmente una dieta priva di proteine animali può ritenersi “ideale”. Ecco quattro affermazioni sbagliate da contrastare.

  1. È sbagliato affermare che sia possibile sopperire al bisogno proteico giornaliero con cereali, leguminose ecc. La demonizzazione della carne e dei cibi di origine animale si è tradotta nella demonizzazione di uno dei macronutrienti principali, le proteine. In una dieta non vegana solo il 30% delle proteine deriva dai vegetali. I vegani sostengono che è possibile sopperire al bisogno proteico giornaliero con cereali, leguminose ecc. Purtroppo la cosa non è così semplice (ecco dove cade l’autogestione) perché, a differenza delle carni, i singoli vegetali non hanno uno spettro aminoacidico completo. Per esempio, nei cereali c’è una percentuale trascurabile di lisina, mentre nelle leguminose non c’è la metionina. Occorre pertanto fare un cocktail molto preciso per avere un’alimentazione proteicamente corretta. In sostanza ciò che è teoricamente possibile (un perfetto soddisfacimento del fabbisogno proteico) in pratica non lo è, considerata la scarsa variabilità nel mondo vegetale di sorgenti proteiche.
  2. È sbagliato affermare che mangiare soia soddisfi il fabbisogno proteico. Quando il fabbisogno proteico si risolve per oltre il 20% con derivati della soia, s’introducono nell’organismo sostanze (fitati) che possono inibire l’assorbimento di alcuni minerali come lo zinco.
  3. È sbagliato affermare che non mangiare il pesce non comporti problemi per la salute. Nelle diete con carenza di pesce mancano fonti dirette di EPA (acido eicosapentaenoico) e di DHA (acido docosaesaenoico), fondamentali per una buona alimentazione. Molte ricerche, provenienti anche da ambienti vegetariani, sollevano dubbi sulla capacità di convertire l’alfa-linolenico in EPA e DHA e la conversione è ancora più dubbia nei bambini. Su questo punto i vegetariani dovrebbero riflettere. Prima di scegliere emozionalmente un regime alimentare è meglio documentarsi.
  4. È sbagliato affermare che il vegetariano assuma meno grassi. La demonizzazione delle proteine di origine animale porta generalmente il vegetariano ad assumere una percentuale eccessiva (a volte vicina all’80%) di carboidrati (pasta, riso, frutta ecc.), cosa che non risolve affatto il problema dell’obesità. Ricordiamo che un’abbondanza di carboidrati facilita la loro trasformazione in grassi.

Giorgio Calabrese
Presidente Cosnala