In crescita i consigli dietetici del Signor Secondo Me. Ma la Nutrizione non è tema da bar

20 Luglio 2017 Carlo Gaudio Categories Salute

Nutrizionisti e alimentaristi, e più in generale medici e professori, sono sempre più scoraggiati di fronte al dilagare di esperti improvvisati. Contrastare le fake news dei tuttologi e ristabilire la verità scientifica è tanto importante quanto urgente.

Nel numero di maggio 2017 del New England Journal of Medicine (NEJM), rivista medico-scientifica con il più elevato Impact Factor al mondo, la cardiologa Lisa Rosenbaum scrive: “Tutti i medici incontrano pazienti che esprimono preferenze per terapie non EBM (non “Evidence Based Medicine”, cioè terapie empiriche, non convenzionali): cibo organico per le coronaropatie, detossificazione purificatrice contro il cancro, solo per fare alcuni esempi. Io non ho una vera e propria risposta, ma a ognuno di questi, offro fatti e, se avverto che non ne vengo fuori, aggiungo altri fatti, poi mi accorgo che mi devo arrendere”.

Così, e ancor di più, avviene nell’ambito della dietologia e nutrizione, un vero e proprio campo minato dove ormai le discussioni, a volte anche molto accese, sono all’ordine del giorno. Ognuno dice la sua, senza citare fonti o articoli scientifici.

Viviamo pienamente nell’era del “Secondo me, nella quale dobbiamo assistere inermi a un fenomeno: ci sono persone che la pensano in modo palesemente errato e non hanno la minima idea di mettere in discussione le proprie certezze. Siamo testimoni di un continuo (e pericoloso) spostamento progressivo dell’asticella verso il basso: dallo scetticismo si passa all’opinione personale, fino alle fake-news che noi preferiamo continuare a chiamare semplicemente “balle”.

La dottoressa Rosenbaum, evidentemente logorata da questa tendenza, si spinge ad affermare, sconsolata, che “la scienza in quanto tale potrebbe francamente essere soppressa”. Il problema, dunque, non è più trascurabile. Va affrontato e diventa, a nostro avviso, una questione squisitamente culturale. Se, come la Rosenbaum, grandi studiosi paventano una caduta di credibilità delle evidenze scientifiche; se, dietro ogni seria problematica, si avanzano sospetti di manovre della Big Pharma, della cyber-pirateria e dei complotti cinesi che hanno scavalcato quelli delle multinazionali, allora bisogna reagire e ristabilire qualche punto fermo.

 

Lasciamo parlare i numeri
Il rapporto GIMBE 2017 ci dice che in Italia la spesa pro capite per “farmaci” che non hanno evidenza scientifica è in crescita e si assesta complessivamente su circa 3 miliardi e mezzo di euro all’anno. Per non parlare dei 7 miliardi di euro relativi a esami giudicati inutili, per un totale di oltre 10 miliardi di euro. Assistiamo, dunque, a una richiesta crescente di salute e a un parallelo screditamento della scienza che viene chiamata “ufficiale”, in senso dispregiativo.

La scienza e la medicina non ufficiali ci propongono cure alternative, integratori, prodotti omeopatici, diete (spesso privative), che aumentano i costi, ma che sono “sicuri, naturali senza effetti collaterali!”. Mentre per la scienza ufficiale il veicolo sono le riviste specializzate in lingua inglese, quella alternativa comunica attraverso il web e i social media, ma anche grazie a begli opuscoli in italiano, ben illustrati con fumetti colorati, che vengono diffusi nelle sedi di dibattito, meglio se televisivo e condotto da un “non addetto ai lavori”.

Il problema è che, per “bilanciare” le affermazioni di alcuni imbonitori, vengono chiamati esperti qualificati, professori con decenni di studi e ricerche alle spalle. Ne risulta un confronto sbagliato in partenza. Se si dibatte di Medicina, si dovrebbero chiamare soltanto medici, di Fisica solo fisici e così via. Non è normale un dibattito medico tra un professionista della salute e un profano.
Ma questo succede sempre più spesso e sono proprio i profani (sovente in malafede) a cercare questi confronti. Per loro, infatti, è comunque una promozione da tutti i punti di vista: professionale, perché vengono messi sullo stesso piano del “professore”; commerciale, perché si fanno pubblicità di fronte a una platea vasta ed eterogenea. Guarda caso, hanno quasi sempre un libro da vendere o uno studio da riempire con clienti tanto fiduciosi quanto acritici.

 

Qual è l’impatto delle balle sul grande pubblico?
Il problema è che l’imbonitore di turno mette in campo tutte le sue arti di persuasione: è abituato a parlare di tutto e a vanvera senza alcune remora, con un eloquio fluido e sovrabbondante di secondo me”. Sciorina con sicurezza una serie di dati inverificabili e, non di rado, sembra prevalere nel confronto con il vero esperto. Il pubblico infatti, disorientato, non capisce la differenza tra le argomentazioni e spesso parteggia per l’imbonitore. Perché? Qual è il suo stile ammaliatore? L’imbonitore “spara” certezze (“…con la mia cura guarisco il 100% dei pazienti!”), laddove il medico onesto sa che la medicina non fa miracoli e ritiene che correttezza, cautela e verità siano patente di serietà e rigore scientifico. Ma questo atteggiamento non paga.

 

Come sconfiggere il Signor “secondo me”?
Premesso che oggi non è pensabile ritirarsi e abbandonare il campo lasciandolo agli impostori, si suggeriscono tre regole pratiche di comportamento per medici, professori e scienziati,

  1. Prima di partecipare ai dibattiti pubblici e mediatici sarebbe utile fare qualche breve corso di comunicazione. La comunicazione verbale e non verbale è infatti importantissima sia per non apparire impacciati e insicuri, sia per comunicare con chiarezza ed efficacia il proprio messaggio, senza perdersi nei tecnicismi e nel gergo specialistico.
  2. Scegliere di partecipare soltanto a quelle trasmissioni o programmi dove anche il moderatore è un professionista e un conoscitore delle problematiche trattate.
  3. Abituarsi a esporre concetti semplici e comprensibili da tutti. Divulgare (il termine contiene la parola latina “vulgus”: popolo, gente comune) vuol dire “farsi capire”, risultare comprensibile a chi ha una cultura scientifica medio-bassa. Questo non significa rinunciare a citare le fonti accreditate e gli studi scientifici più aggiornati, ma semplificare il proprio pensiero con poche e chiare parole dirette al grande pubblico. Terminando con un messaggio finale chiaro ed efficace, il cosiddetto “take-home message”, il messaggio da portare a casa (per esempio: “La carne rossa non fa venire il cancro se presente nella nostra alimentazione nelle giuste quantità, due volte a settimana!”).

Piccoli accorgimenti che eviteranno di veder trasformati i dibattiti su aspetti seri e importanti della nostra salute, in scontri da bar dello stadio (ricordate le risse verbali e non della trasmissione “Il Processo del lunedì”, nella quale la discussione immediatamente trascendeva e ciascuno rimaneva della propria opinione, tanto, alla fine “la palla è rotonda”?) dove tutti si sentono allenatori della nazionale di calcio e il “Secondo me” impéra incontrastato.

 

Carlo Gaudio
Comitato scientifico COSNALA