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OLIO EVO E TERRITORIO



Cultura, arte, turismo

L’olio d’oliva non è solo un alimento: è storia, tradizione, cultura.

L’olio d’oliva e il territorio

In Italia esistono oltre 500 cultivar di olivo sparse su tutto il territorio nazionale, una ricchezza in termini di biodiversità unica al mondo, che rende ben evidente il legame tra varietà e zone di produzione. Questo ha contribuito alla creazione di un paesaggio rurale fortemente connotato e, di conseguenza, a tradizioni molto differenti all’interno di una superficie relativamente piccola.

Intorno all’olio d’oliva ruota quindi un vasto patrimonio culturale, formatosi nel corso di migliaia di anni. Questo sapere, oltre che negli archivi storici e nelle biblioteche, è visibile soprattutto nel paesaggio che costituisce il “primo informatore culturale”. Non è un caso che sia stato istituito (con Decreto 17070 del 2012) un Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.

All’interno di questo Registro si trovano i “paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico”, definiti tali in seguito a valutazioni scientifiche e all’attribuzione di valori da parte della comunità, intendendo il rapporto che intercorre tra natura, agricoltura e identità di una popolazione.

Scorrendo lungo questo Registro, a solo titolo di esempio, il Parco regionale Storico agricolo dell’olivo di Venafro, in Molise, ha un eccezionale valore storico.  A Venafro, infatti, l’olivicoltura rappresenta un pilastro da millenni per la comunità, avendone plasmato paesaggio, tradizioni e identità.

La storicità dell’olivicoltura di Venafro è attestata dai tempi dei Romani, il cui olio si trova citato in diversi testi classici.

Analogamente, in Toscana il Paesaggio Policolturale di Trequanda, rappresenta un importante esempio del paesaggio tradizionale olivicolo della campagna senese, situato tra la Val d’Orcia e le Crete Senesi. Il paesaggio olivicolo di Trequanda si ritrova descritto in numerosi testi del 1700 e del 1800.

Altro paesaggio agrario di immenso valore è la Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia. Gli oliveti pugliesi, infatti, raccontano la storia del Mediterraneo, immersi come sono tra vie romane, tratturi medievali, masserie, frantoi ipogei come quelli di Taranto.


L’olio d’oliva e la cultura

L’olivo ha modellato la nostra cultura. Si pensi al legame con le religioni, prima di tutte quella cristiana, in cui il ramoscello d’olivo è universalmente riconosciuto come simbolo di pace. L’olio, inoltre, è utilizzato in numerose liturgie.

Ma l’olio d’oliva è presente da millenni, tanto da essere stato inserito da Omero nell’Odissea: Ulisse accecò Polifemo proprio con un tronco di olivo (albero sacro alla dea Atena che, secondo la leggenda, ne piantò il primo esemplare al mondo). Anche l’antica Roma ha sacralizzato l’olivo: Romolo e Remo nacquero infatti all’ombra di questa pianta.

L’olio, essenzialmente, ha contribuito alla nascita della civiltà: il passaggio dalla vita nomade a quella stanziale (avvenuto tra i 10.000 e i 7.000 anni fa) coincise con la coltivazione e – successivamente – con la domesticazione dell’olivo. Da allora, l’olivo ha influenzato non solo la crescita economica ma anche quella culturale dei popoli mediterranei. La sua coltivazione, infatti, prevedeva – e prevede tuttora – conoscenze botaniche avanzate.

Nel corso della Storia, è stato utilizzato anche come combustibile, come cosmetico, come detergente, medicinale e via discorrendo. Ecco perché il patrimonio culturale che porta con sé è immenso. Infine, essendo stato utilizzato nei commerci, ha portato a veri e propri scambi – e quindi arricchimenti – culturali.


L’olio e il turismo

Oggi l’olio e il paesaggio rurale olivicolo sono al centro di un nuovo trend: l’olioturismo. Un’occasione perfetta per far visita alle centinaia di frantoi e ai musei dedicati sparsi sul territorio nazionale. Entrambi si trovano spesso all’interno di borghi circondati da oliveti, e questo spinge verso la scoperta di realtà considerate minori. L’olioturismo è anche un ottimo modo per scoprire i segreti della produzione di questo alimento.

Ad oggi esistono 5 Strade dell’olio DOP, che favoriscono un tipo di turismo un tempo riservato solo al vino e ai suoi amanti: Umbria, Lazio, Basilicata, Garda e Abruzzo le zone interessate.


L’olio e l’arte

Infine, il rapporto tra olio e arte, che il Mipaaf e l’Ismea stanno rafforzando attraverso una campagna di comunicazione istituzionale, realizzata con il supporto del web, dei social media, di campagne sul territorio, web-serie e spot cinematografico che fanno perno sull’associazione tra i capolavori dell’arte italiana (come la Gioconda, simbolo della campagna) e i capolavori dell’extravergine.

Un modo per radicare l’olio extravergine nel territorio di appartenenza, con lo scopo di far conoscere agli italiani le diverse cultivar, il patrimonio culturale e le caratteristiche organolettiche, oltre che invitarli alla scoperta della ampia varietà di sapori, accostamenti, occasioni di consumo.

Olio su Tavola – I Capolavori dell’extravergine andrà avanti per tutto il 2020.

OLIO EVO E TERRITORIO



Cultura, arte, turismo

L’olio d’oliva non è solo un alimento: è storia, tradizione, cultura.

L’olio d’oliva e il territorio

In Italia esistono oltre 500 cultivar di olivo sparse su tutto il territorio nazionale, una ricchezza in termini di biodiversità unica al mondo, che rende ben evidente il legame tra varietà e zone di produzione. Questo ha contribuito alla creazione di un paesaggio rurale fortemente connotato e, di conseguenza, a tradizioni molto differenti all’interno di una superficie relativamente piccola.

Intorno all’olio d’oliva ruota quindi un vasto patrimonio culturale, formatosi nel corso di migliaia di anni. Questo sapere, oltre che negli archivi storici e nelle biblioteche, è visibile soprattutto nel paesaggio che costituisce il “primo informatore culturale”. Non è un caso che sia stato istituito (con Decreto 17070 del 2012) un Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali.

All’interno di questo Registro si trovano i “paesaggi rurali tradizionali o di interesse storico”, definiti tali in seguito a valutazioni scientifiche e all’attribuzione di valori da parte della comunità, intendendo il rapporto che intercorre tra natura, agricoltura e identità di una popolazione.

Scorrendo lungo questo Registro, a solo titolo di esempio, il Parco regionale Storico agricolo dell’olivo di Venafro, in Molise, ha un eccezionale valore storico.  A Venafro, infatti, l’olivicoltura rappresenta un pilastro da millenni per la comunità, avendone plasmato paesaggio, tradizioni e identità.

La storicità dell’olivicoltura di Venafro è attestata dai tempi dei Romani, il cui olio si trova citato in diversi testi classici.

Analogamente, in Toscana il Paesaggio Policolturale di Trequanda, rappresenta un importante esempio del paesaggio tradizionale olivicolo della campagna senese, situato tra la Val d’Orcia e le Crete Senesi. Il paesaggio olivicolo di Trequanda si ritrova descritto in numerosi testi del 1700 e del 1800.

Altro paesaggio agrario di immenso valore è la Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia. Gli oliveti pugliesi, infatti, raccontano la storia del Mediterraneo, immersi come sono tra vie romane, tratturi medievali, masserie, frantoi ipogei come quelli di Taranto.


L’olio d’oliva e la cultura

L’olivo ha modellato la nostra cultura. Si pensi al legame con le religioni, prima di tutte quella cristiana, in cui il ramoscello d’olivo è universalmente riconosciuto come simbolo di pace. L’olio, inoltre, è utilizzato in numerose liturgie.

Ma l’olio d’oliva è presente da millenni, tanto da essere stato inserito da Omero nell’Odissea: Ulisse accecò Polifemo proprio con un tronco di olivo (albero sacro alla dea Atena che, secondo la leggenda, ne piantò il primo esemplare al mondo). Anche l’antica Roma ha sacralizzato l’olivo: Romolo e Remo nacquero infatti all’ombra di questa pianta.

L’olio, essenzialmente, ha contribuito alla nascita della civiltà: il passaggio dalla vita nomade a quella stanziale (avvenuto tra i 10.000 e i 7.000 anni fa) coincise con la coltivazione e – successivamente – con la domesticazione dell’olivo. Da allora, l’olivo ha influenzato non solo la crescita economica ma anche quella culturale dei popoli mediterranei. La sua coltivazione, infatti, prevedeva – e prevede tuttora – conoscenze botaniche avanzate.

Nel corso della Storia, è stato utilizzato anche come combustibile, come cosmetico, come detergente, medicinale e via discorrendo. Ecco perché il patrimonio culturale che porta con sé è immenso. Infine, essendo stato utilizzato nei commerci, ha portato a veri e propri scambi – e quindi arricchimenti – culturali.


L’olio e il turismo

Oggi l’olio e il paesaggio rurale olivicolo sono al centro di un nuovo trend: l’olioturismo. Un’occasione perfetta per far visita alle centinaia di frantoi e ai musei dedicati sparsi sul territorio nazionale. Entrambi si trovano spesso all’interno di borghi circondati da oliveti, e questo spinge verso la scoperta di realtà considerate minori. L’olioturismo è anche un ottimo modo per scoprire i segreti della produzione di questo alimento.

Ad oggi esistono 5 Strade dell’olio DOP, che favoriscono un tipo di turismo un tempo riservato solo al vino e ai suoi amanti: Umbria, Lazio, Basilicata, Garda e Abruzzo le zone interessate.


L’olio e l’arte

Infine, il rapporto tra olio e arte, che il Mipaaf e l’Ismea stanno rafforzando attraverso una campagna di comunicazione istituzionale, realizzata con il supporto del web, dei social media, di campagne sul territorio, web-serie e spot cinematografico che fanno perno sull’associazione tra i capolavori dell’arte italiana (come la Gioconda, simbolo della campagna) e i capolavori dell’extravergine.

Un modo per radicare l’olio extravergine nel territorio di appartenenza, con lo scopo di far conoscere agli italiani le diverse cultivar, il patrimonio culturale e le caratteristiche organolettiche, oltre che invitarli alla scoperta della ampia varietà di sapori, accostamenti, occasioni di consumo.

Olio su Tavola – I Capolavori dell’extravergine andrà avanti per tutto il 2020.